È un'associazione composta prevalentemente da laici che intendono vivere la propria vita cristiana in una forma particolarmente rigorosa, impegnandosi collettivamente nella preghiera o nella carità attiva (in proporzioni diverse a seconda dei tempi e dei luoghi). In questo senso le confraternite esistono a partire dai secoli centrali del medioevo: nate dapprima in contesti cittadini, si svilupparono soprattutto grazie alla predicazione degli ordini mendicanti, nel XIII secolo. Peraltro sia i termini usati per indicare tali associazioni, sia i caratteri delle associazioni stesse rimasero a lungo fluttuanti, tanto da rendere piuttosto arduo una caratterizzazione univoca (e da permettere approcci storiografici molto differenziati).
Le confraternite tendevano a dotarsi di propri statuti, nei quali erano definiti gli scopi e gli obblighi associativi; di matricole con gli elenchi degli associati; e di patrimoni, spesso frutto di lasciti da parte dei confratelli stessi. Tali patrimoni erano utilizzati per gli scopi associativi: il culto (costruzione di chiese e altari propri, committenza di immagini sacre, suffragi e funerali, organizzazione di processioni e sacre rappresentazioni anche in volgare, acquisizione di privilegi e indulgenze) e la carità (attività di tipo ospedaliero, assistenza ai poveri, dotazione delle fanciulle, visite ai carcerati e ai condannati a morte). Nelle realtà cittadine spesso le confraternite erano espressione di determinate componenti sociali (confraternite professionali), etniche (confraternite nazionali) o raccoglievano i laici legati a specifici ordini religiosi, costituendo dunque uno specchio dell'articolazione del corpo sociale, soprattutto nel tardo medioevo.
[espandi/riduci]L'autorità ecclesiastica tendeva (a seconda dei casi) a promuovere, a controllare o a scoraggiare la nascita o lo sviluppo di una confraternita; generalmente richiedeva che essa fosse presieduta da un esponente del clero. Questa tendenza si rafforzò in età controriformistica, quando i vescovi cercarono di rafforzare il proprio controllo sulle confraternite, anche condizionandone le forme statutarie. In particolare, per rafforzare l'unità confessionale, si cercò di organizzare la devozione del laicato diffondendo in tutte le parrocchie le confraternite del Santissimo Sacramento e della Dottrina Cristiana, (quest'ultima per garantire una capillare istruzione catechistica).
In alcune realtà istituzionali di antico regime le confraternite, in quanto espressione di autonoma devozione e spiritualità laicale, assunsero carattere di autonomia rispetto al contesto ecclesiastico, integrandosi piuttosto in modo originale con le strutture assistenziali dei diversi governi, che provvedevano anzi al loro controllo attraverso particolari magistrature.
In genere, nel corso del XVIII e XIX secolo, l'attività caritativa delle confraternite fu dapprima ostacolata e poi sostanzialmente impedita dagli Stati, che assorbirono le competenze in campo ospedaliero e assistenziale, sequestrando i patrimoni e destinandoli alle nuove strutture pubbliche (per questo spesso gli archivi di confraternite si trovano nei fondi delle "congregazioni di carità"). D'altro canto, la stessa Chiesa vedeva nella pluralità delle confraternite un ostacolo alla solidità delle strutture parrocchiali. Nell'Ottocento dunque sopravvissero e anzi rifiorirono solo le confraternite di carattere devozionale, spesso legate al culto mariano, saldamente collegate alle strutture diocesane (per cui i loro fondi archivistici si trovano annessi agli archivi parrocchiali).
Soggetti produttori collegati:Redazione e revisione:- Scheda duplicata dal SIUSA