fondo
Estremi cronologici: 1153 - 1966, con documenti in copia dal 1037
Consistenza: unità 5726 (bb. 2185, voll. e regg. 2595, pergamene 946) cui si aggiungono ml 680 di documentazione non inventariata
Storia archivistica: A seguito dell’estinzione giuridica dell’Ospedale, in forza della legge di riforma del servizio sanitario n. 833 del 1978, nel 1982 una buona parte dell’archivio storico venne depositato presso l’Archivio di Stato di Novara con un elenco delle oltre 2000 unità, comprendenti buste, volumi e registri. Il fondo venne integrato fino al 2010, portando la consistenza della documentazione a circa 1100 metri lineari. Una parte dell’archivio storico si trova ancora presso la sede ospedaliera, tra cui i registri degli ordinati dal 1814 al 1947 (per un totale di 5 metri lineari). Inoltre, nel corso degli anni Settanta del secolo XX, una parte delle carte della famiglia Pampuri (bb. 3, secc. XVII-XIX) pervennero insieme a quelle dell'ente assistenziale, erede dell'ultimo esponente della famiglia.
Nel 1611 l'amministrazione dell'Ospedale, a seguito delle disposizioni del vescovo, dispose che venisse approntato un registro per i documenti, strumento a metà tra un liber iurium e un inventario archivistico, denominato “Chaos seu summa rerum Hospitalis Charitatis a Carlo Gratiolo causidico et notario ac cancellario dicti venerabilis loci confecta”. In esso la descrizione dei documenti, nella forma del regesto, è preceduta, alle cc. 15-17, dalla trascrizione a stampa della bolla di Sisto IV del 1482, nella quale si confermò la concentrazione degli ospedali novaresi, sancendo la nascita di quello "maggiore della carità".
[espandi/riduci]L’interesse crescente per la gestione dell’archivio dell’Ospedale nel corso del Settecento comportò la decisione di intervenire in diversi momenti sulle carte e a distanza di pochi anni. Nel 1729 il riordino della documentazione fu affidato a Giuseppe Maria Spinosa e Ignazio Inguino, notai che maturavano in quegli anni rilevanti esperienze negli archivi: Spinosa aveva già riordinato l’archivio del Comune, mentre Inguino, che sarebbe stato assunto come archivista dell’Ospedale fino al 1754, avrebbe ordinato nel 1737 l’archivio della famiglia nobile Cacciapiatti e nel 1749 quello dell’Ospedale di San Giuliano.
L’inventario realizzato era costituito da otto tomi, intitolati "Repertorio delli Instromenti et scritture esistenti nell’Archivio del Venerando Ospitale Maggiore della Carità". Altri due volumi ne completavano la descrizione: un’addenda del 1754, probabilmente ad opera di chi assunse il posto di Inguino dopo la sua morte nella carica di archivista dell’Ospedale, forse Saverio Tabarino che venne scelto, con ordinato del 18 aprile 1754, per la carica di «archivista del Luogo Pio e ragionato dell’entrata dei cinque letti della Casa Nazaria». A questa descrizione inventariale fu affiancato un altro strumento di corredo: lo "Indice generale de capi contenuti in tutti li otto tomi delli Instrumenti e scritture esistenti nell’Archivio del Venerando Spedale Maggiore della Carità di Novara", che si presenta come una rubrica alfabetica, a scomparti con le lettere a lato.
L’archivio continuava a rappresentare un prevalente interesse per i beni patrimoniali dell’Ospedale; la gerarchia della descrizione prevedeva un ordinamento per toponimi, con relativi sottolivelli afferenti alle diverse tipologie di titoli e contratti (ragioni d'acque, eredità, locazioni, censi, transazioni, etc). Il modello di archiviazione creato da Spinosa e Inguino si dimostrò però non facilmente utilizzabile per la registrazione e la collocazione della documentazione dell’archivio corrente. Venne pertanto incaricato nel 1788 il canonico della Chiesa collegiata dell’Isola di San Giulio d’Orta, Carlo Michele Giulino, che aveva da poco portato a termine il riordino dell’archivio del Contado di Novara. Giulino per due anni si dedicò all'archivio, smantellando il precedente riordino e ricollocando tutti i documenti in rigoroso ordine cronologico, suddivisi in tre gruppi: carte sciolte (213 cartelle), miscellanea (20 cartelle, con documenti non datati) e “libri” (246 pezzi), ovvero le unità archivistiche nella forma di registri e volumi. Nella descrizione inventariale Giulino, come i suoi predecessori, incluse anche i documenti compresi nei registri notarili e non solo le carte sciolte. In generale la scelta dell’ordine cronologico derivava dal pensiero che un atto potesse mantenere un contenuto polivalente per diverse materie. Realizzò pertanto sei volumi, recanti i regesti dettagliati della documentazione inventariata tra il 1097 e il 1790, ai quali se ne aggiunse successivamente un settimo, che includeva carte fino al 1811. Per accedere alla documentazione così collocata e descritta, l’archivista curò pertanto la stesura di altri due strumenti di corredo: un repertorio, vale a dire un indice delle materie e delle categorie di interesse cui le carte erano riconducibili (per un totale di 27), e una rubrica dell’indice, ovvero una serie di voci in ordine alfabetico con i rimandi e i richiami tra le diverse materie.
A metà del secolo XIX si impose la presenza di un nuovo archivista riordinatore. L’incarico fu dato al notaio Giuseppe Garone, che si ispirò al modello milanese, dopo essersi recato nel marzo del 1850 presso l’Ospedale maggiore di Milano. Il lavoro di riordino richiese molto impegno, concludendosi nel giugno del 1854. Testimonianza di questo intervento è data dalla collocazione fisica della documentazione, condizionata da Garone in camice recanti la rubrica e il capitolo di pertinenza, e dal prospetto di classificazione, che rimane l’unico strumento utilizzabile per il ritrovamento della documentazione. L’intervento di Garone comportò inoltre alcune scelte, tra le quali la decisione di non classificare i documenti in forma di registro e volume. Scorporò inoltre le carte relative all'Ospizio degli esposti, che venne costituito come un nucleo documentario distinto. Sorte analoga subirono gli archivi ereditari, ovvero le carte di archivi familiari pervenute all'Ospedale insieme ai lasciti patrimoniali.
A seguito del deposito in Archivio di Stato avvenuto nel 1981, non esistendo un inventario che facesse riferimento al prospetto di Garone, si è provveduto a riordinare le carte seguendo la fascicolazione nelle camicie ottocentesche e il prospetto di classificazione, ricondizionando infine il materiale in nuove buste recanti un'unica numerazione di corda; si è ottenuto pertanto un inventario sommario, attribuito a Giovanni Silengo, allora direttore dell'Istituto, che, pur riproducendo l'ordinamento garoniano, se ne discosta laddove la reale sedimentazione delle carte ha comportato, per scelta dell'ultimo riordino, la rinuncia all'utilizzo di tutti i capitoli previsti. Nel rispetto delle scelte di Garone furono individuati come nuclei di carte distinte il cosiddetto Archivio ereditario, il fondo dell'Ospizio degli esposti e la serie dei volumi e registri riordinati da Giulino, che furono ricondizionati in coda alla documentazione dell'Ospedale. Sono parte integrante dell'archivio 13 volumi di mezzi di corredo antichi, afferenti ai due riordini sette-ottocenteschi di Giulino e Garone, oltre che 1056 pergamene estratte dal fondo, facenti parte di un nucleo più ampio, ricondizionate e successivamente in gran parte regestate.
A partire dal 2019 lo strumento di Silengo è stato revisionato e riversato su software Archimista da Davide De Franco e Chiara Quargnolo, in attesa di una inventariazione dettagliata.
Descrizione: Il fondo è organizzato in gran parte nelle seguenti rubriche, suddivise in capitoli: "Origine e dotazione" (Aggregazione di corpi e istituti - Casa di residenza - Donazioni - Eredità, legati - Fondazione, storia, statistica - Sostituzioni - Successioni intestale degli edifici); "Prerogative" (Amministrazione corpi e patrimoni estranei - Giuspatronati - Ipoteche sopra fondi altrui - Privilegi); "Patrimonio attivo" (Oggetti generali - Acque e loro edifici - Banchi - Capitali - Case e poderi - Censi e redditi - Dazi e imbollato - Decime - Feudi - Fitti d'acqua e cavi - Lana - Legati e prestazioni - Legna da fuoco - Livelli - Paglia - Palchi di teatro - Piante e legnami - Precari - Proventi); "Passività" (Oggetti generali - Assegni a cessati impiegati - Assegni a vedove e orfani d'impiegati - Carichi - Censi - Decime - Doti - Fitti d'acqua e cavi - Fitti di fondi - Legati e prestazioni - Livelli - Messe e legati - Mutui e capitali a prestito - Precari - Riparazioni annuali - Spese - Spurghi annuali di cavi e fontane - Vincoli ipotecari); "Amministrazione" (Oggetti generali - Amministratori - Commissioni straordinarie - Corrispondenza con altri corpi o istituti - Delegazioni - Ordinati), "Economia" (Bilanci e preventivi - Provvidenze all'annuo sbilancio); "Uffici e officine" (Agenzie - Archivio - Chirurghi e medici - Farmacia - Guardaroba - Infermieri - Ingegneri - Levatrici e ostetriche - Servienti), "Beneficenze" (Oggetti generali" - Limosine spontanee); "Infermeria" (Oggetti generali, Infermi, Quadri nosostatistici, Contributo de' Comuni".
Il successivo deposito ha comportato la schedatura e la numerazione di 2366 unità, contenenti prevalentemente registri dei secoli XIX-XX di movimenti dei ricoverati, registri nosologici sezione maternità/uomini/donne, iscrizione delle allieve levatrici alla scuola ostetricia, rubrica giornale ammalati, registro incinte illegittime, chirurgia bambini, operazioni e pratiche chirurgia uomini, storie cliniche di ostetricia e ginecologia, giornale ammalati, registro ammalati, inventario dei mobili e altro.
Il deposito del 2010, ancora da censire, ha riguardato ulteriore documentazione sia di carattere patrimoniale, relativa alla gestione delle cascine e dei beni dell'ente nei secoli XIX-XX, sia di carattere sanitario e amministrativo, come cartelle ginecologiche del reparto ostetricia, carte d'ingresso dei pazienti, pratiche di manutenzione e forniture per gli edifici, disegni in carta lucida e su telaio ligneo relativi ai progetti di ampliamento dell'Ospedale.
Numerazione: L'archivio è stato ricondizionato alle bb. 1-1401 per il fondo dell'Ospedale, alle bb. 1402-1568 per l’archivio ereditario, mentre la serie dei registri e dei volumi, risalenti all’ordinamento di Giulino che comprende inventari, mastri di dare e avere, libri dei salari, instrumenti e contratti, registri di entrata e uscita, tutti dei secoli XVI-XVIII, presenta la numerazione 2280-2395. Vi sono inclusi gli otto tomi realizzati da Spinosa e Inguino (voll. 2367-2374), e i due strumenti aggiunti da Tabarino nel 1754 (voll. 2375-2376).
Strumenti di ricerca:Siti web:La documentazione è stata prodotta da:La documentazione è conservata da:Bibliografia:- E. MONGIAT - M. FINOTTI, L'Ospedale maggiore della carità di Novara. Storia per immagini della più antica istituzione assistenziale novarese, Novara, Consorzio Mutue, 2005
- G. SILENGO, L'Archivio dell'Ospedale della Carità di Novara, in M.F. BARONI, L'Ospedale della Carità di Novara. Il Codice vetus: documenti dei secoli XII-XIV, Novara, Banca Popolare di Novara, 1985, pp. VII-XXXI
- G. SILENGO, Gli archivi dell'Ospedale maggiore della Carità. Alcuni appunti, in «Bollettino storico per la provincia di Novara», 1982, 1, pp. 26-32
- G. B. MORANDI - S. FERRARA, L'Ospedale maggiore della Carità. Memorie storiche, Novara, Parzini, 1907
Redazione e revisione:- De Franco Davide Bruno, 2020/02/27, rielaborazione
- Montanari Mirella, 2005/04/14, prima redazione in SIAS
- Scionti Chiara, 2017/02/24, revisione