Il SIAS dell’Archivio di Stato di Modena dà accesso alle descrizioni dei complessi archivistici che costituiscono il patrimonio documentario conservato dall’Istituto nonché alle informazioni relative al contesto storico in cui la documentazione è stata prodotta, conservata e utilizzata.
Esso è parte integrante del SIAS, Sistema Informativo degli Archivi di Stato, sviluppato dalla Direzione Generale Archivi e dall’Istituto Centrale per gli Archivi nel quale è descritto il patrimonio archivistico pubblico e privato conservato negli Archivi di Stato italiani.
L'architettura del sistema prevede la descrizione separata, ma correlata, degli istituti di conservazione, dei complessi archivistici, dei loro soggetti produttori e di altre entità appartenenti ai contesti storici in cui questi ultimi hanno operato (contesti storico-istituzionali, profili istituzionali ed ambiti territoriali). Le descrizioni dei complessi archivistici (complesso di fondo, fondo, serie, sottoserie) sono corredate da schede relative alla bibliografia, alle fonti, a tipologie documentarie, nonché agli strumenti di ricerca (inventari, guide, elenchi, ecc.), che danno diretto accesso a quelli pubblicati online, quando esistenti.
L’Archivio di Stato di Modena non era compreso nella precedente versione del SIAS. L’attività di redazione delle schede è stata avviata nel 2021. Via via che le descrizioni vengono completate, esse sono messe a disposizione del pubblico.
L'Archivio di Stato di Modena conserva un patrimonio archivistico di straordinario rilievo, costituito in primo luogo dagli archivi della Casa d'Este, che con la cosiddetta “Devoluzione di Ferrara” (1598) stabilì a Modena la capitale dei propri domini. Nella nuova capitale, ove conservarono le proprie tradizioni di famiglia, di amministrazione e di governo, i duchi d'Este trasferirono il loro antico archivio, custode degli atti comprovanti i diritti giurisdizionali e patrimoniali del casato. I fondi archivistici dell’Archivio Segreto Estense, della Camera ducale e più in generale della Casa d’Este si ampliarono significativamente nei secoli dell'Antico regime, trovando poi una diretta e naturale prosecuzione nei complessi documentari prodotti dai ministeri del governo austro-estense nell’età della Restaurazione.
La singolare continuità dinastica, politica ed istituzionale dei domini estensi e i rapporti internazionali che i duchi seppero curare proficuamente nel corso dei secoli, favorirono il progressivo sedimentarsi di un vasto complesso di fondi in cui si riflettevano, parimenti, l'apparato burocratico di corte, la struttura politico-istituzionale dello Stato, le relazioni diplomatiche, interne ed estere, la gestione economico-finanziaria e patrimoniale. Tali fondi, prodotti dagli Estensi nell’esercizio di una plurisecolare attività di governo, documentano oltre mille anni di storia europea, dall'alto medioevo all’Unità d’Italia.
Se l'Archivio estense può dunque considerarsi il nucleo costitutivo dell'Archivio di Stato di Modena, il patrimonio archivistico è altresì arricchito, e costantemente alimentato, dalle carte prodotte dagli organi periferici dello Stato unitario della provincia di competenza (Prefettura, Questura, Tribunale, catasti, archivi notarili, atti di Stato civile, ruoli matricolari, etc.), a cui si affiancano i fondi delle Corporazioni religiose soppresse in età giurisdizionalista, in periodo napoleonico e postunitario, diversi archivi di famiglie o di persone, e una serie di fondi rilevanti anche per la storia del Novecento (Comitati di liberazione nazionale della provincia di Modena, Manifattura Tabacchi, Federazione di Modena dell’Opera nazionale maternità e infanzia - ONMI, Ente provinciale per il turismo - EPT di Modena) per un arco cronologico che va dal sec. VIII (il documento più antico è un diploma di Carlo Magno del 781 con cui il re dei Franchi riconosceva proprietà e giurisdizioni al vescovo di Reggio Emilia (conservato in Archivio Segreto Estense, Casa e Stato. Documenti riguardanti la Casa e lo Stato, Membranacei, cass. 1 n. 3) agli anni Duemila, per una consistenza complessiva di circa 30 chilometri lineari, in costante incremento.