Nello Stato della Chiesa, dopo la restaurazione del 1815, l'amministrazione fu riformata e unificata con il motuproprio 6 lug. 1816 di Pio VII che, con l'allegato Riparto territoriale, divise lo Stato in diciassette delegazioni - oltre a Roma e suo distretto - distinte in tre classi secondo la loro importanza. Assumeva il titolo di legazione la delegazione di prima classe alla quale fosse preposto un cardinale, che prendeva il titolo di legato. Egli aveva attribuzioni comuni a quelle del delegato, che risultavano più ampie in alcune materie, per esempio per le strade provinciali, che, nel territorio della legazione, non erano soggette all'autorità della Congregazione del buon governo.
Le delegazioni di Bologna, Ferrara, Forlì, Ravenna compaiono come legazioni fin dal 1817; nell'uso, furono denominate "le quattro legazioni", pur rimanendo sempre istituzioni distinte, tranne per brevi e straordinari periodi. Con il motuproprio 23 ott. 1817, in esse furono attribuite ai cardinali legati le funzioni di tutela anche delle strade nazionali, che invece per le delegazioni erano di competenza del prefetto della Congregazione del buon governo. Lo stesso motuproprio dettò norme particolari in materia di lavori idraulici provinciali ed istituì un organismo speciale, la Commissione pel fiume Reno, sotto la supervisione della Congregazione delle acque (per le competenze del legato in materia di contenzioso amministrativo, si vedano gli artt. 21-22 dell'editto 25 lug. 1835 e gli artt. 1, 3-23 dell'editto 2 giu. 1851).
[espandi/riduci]Alla caduta del governo delle Province unite (18 marzo 1831), istituito dopo i moti di quell'anno, le quattro legazioni furono temporaneamente riunite nella persona del legato a latere pontificio, il card. Carlo Opizzoni, arcivescovo di Bologna (altro legato a latere era stato nominato il 12 febbraio 1831 ad Ancona nella persona del card. Giovanni Antonio Benvenuti, vescovo di Osimo), il quale decretò varie modifiche al sistema preesistente, confermate dalla successiva legislazione di Gregorio XVI ed estese a tutto lo Stato della Chiesa. Con la notificazione del 26 marzo 1831 egli nominò, per esempio, una Congregazione governativa presieduta dai rispettivi delegati e istituì, presso lo stesso legato a latere, una Consulta per le quattro legazioni, composta da quattro consiglieri deputati da ciascuna provincia. Mantenne sia la diminuzione del prezzo del sale che la tariffa daziaria in corso. Con la successiva notificazione del 30 marzo 1831, confermò i governatori locali, i pretori nei capoluoghi di delegazione (a Bologna i pretori furono due), il tribunale d'appello di Bologna, i tribunali di commercio e le curie ecclesiastiche (art. 1); inoltre assunse le funzioni spettanti nel resto dello Stato al tribunale della segnatura, riservandosi di affidarle ad un uditore, in sua vece (art. 5). Abolì, invece, gli assessori civili e criminali, i podestà e i giudici fiscali camerali (le cause pendenti dinanzi a queste magistrature furono deferite ai tribunali ordinari) ed istituì, nei luoghi sede di pretura, un nuovo magistrato, il giudice conciliatore (artt. 1-3, 6), per il quale pubblicò un regolamento, con altra notificazione del 16 aprile.
L'istituto del legato a latere durò poche settimane: la notificazione del segretario di Stato card. Bernetti del 1° giugno 1831 sulla "organizzazione stabile del governo delle legazioni" stabilì, infatti, con la cessazione della "amministrazione legatizia straordinaria", il ripristino delle preesistenti e distinte quattro legazioni, ognuna con residenza nel rispettivo capoluogo e retta da una Congregazione governativa composta da quattro membri, uno dei quali, in qualità di presidente, ebbe il titolo di prolegato e fece le veci del cardinal legato. La congregazione era competente a decidere sui "pubblici affari" e tutti i membri vi avevano voto deliberativo. Con questa notificazione si pubblicò anche una tabella con i nomi dei prolegati e dei componenti le congregazioni (la tabella manca nella Raccolta delle leggi pontificie), ma si stabilì anche che, fino alla pubblicazione del nuovo regolamento giudiziario, rimanesse in vigore quello vigente nelle quattro legazioni e che, pertanto, rimanessero provvisoriamente affidate al "cardinal legato straordinario" le attribuzioni già a lui demandate. L'editto 5 lug. 1831, infine, valido per tutte le province dello Stato, decretò l'effettivo ripristino delle quattro legazioni.
Poco tempo dopo, però, nel 1832, fu di nuovo nominato un commissario straordinario, un prolegato che non faceva parte della congregazione governativa. In questa carica si avvicendarono, fino alla sua soppressione nel 1836, vari prelati: il card. Giuseppe Albani, mons. Brignole, il card. Spinola, mons. Lucciardi, il card. Vincenzo Macchi, poi nominato legato di Bologna. Altro cardinal legato ebbe Forlì mentre a Ravenna e a Ferrara furono ancora nominati due prolegati.
Sempre nel 1832 alle quattro legazioni ne furono aggiunte altre due: una di nuova istituzione, l'altra per trasformazione da delegazione.
La nuova legazione di Velletri fu istituita con motuproprio 1° feb. 1832 ed affidata al card. decano vescovo di Ostia e di Velletri, che su quella città, già facente parte della provincia di Frosinone, aveva sempre avuto giurisdizione particolare e privativa (art. 23 del motuproprio del 1816) e che da questa data ebbe il titolo di legato. In Velletri fu nominato anche un vicelegato cui fu affidata l'amministrazione della legazione in luogo del legato, che mantenne la sua residenza in Roma; furono nominati anche l'assessore legale e la congregazione governativa. Venivano così separate le due province di Marittima, con capoluogo Velletri, e di Campagna, con capoluogo Frosinone, con alcune modifiche territoriali, attuate con la notificazione 4 feb. 1832.
Con notificazione del card. Bernetti del 4 agosto 1832, fu attribuito il rango di legazione anche alla provincia di Urbino e Pesaro che, pur essendo delegazione di prima classe già per il motuproprio del 1816, non era mai stata affidata ad un cardinale e quindi era rimasta delegazione. Furono anche dettate norme più precise per quel territorio, diviso in due parti distinte ma uguali, con pari "onorificenze e privilegi", aventi per capoluogo l'una Urbino, l'altra Pesaro: il governo della provincia doveva risiedere per alcuni mesi in un capoluogo, per altri mesi nell'altro.
Una nuova riunione straordinaria delle quattro legazioni si ebbe nel 1849 con l'istituzione dei Commissariati straordinari per le province; anche nelle due legazioni di Velletri e di Urbino e Pesaro, l'istituzione di tali commissariati provocò situazioni eccezionali.
Dopo la restaurazione del 1849, la riforma dettata dall'editto 22 nov. 1850 del segretario di Stato card. Antonelli ebbe solo una minima applicazione nelle legazioni. Con essa si intendeva dividere il territorio dello Stato in quattro legazioni, oltre al circondario della capitale, suddivise in delegazioni o province, poi in governi, poi in comuni (art. 1). Il "circondario della capitale" avrebbe compreso, oltre al territorio dell'allora presidenza di Roma e Comarca, anche le province già del Patrimonio, cioè le delegazioni di Civitavecchia, Viterbo, Orvieto (art. 2); sarebbe stato presieduto da un cardinale col titolo di presidente, nominato con breve pontificio e con le stesse attribuzioni dei cardinali legati, "eccettuate quelle che riguardano la parte politica ed il movimento della forza pubblica" riservate ai dicasteri centrali (art. 41), il quale avrebbe docuto essere coadiuvato da un consiglio per gli affari della presidenza e da un segretario generale. Sempre secondo la riforma, la Comarca di Roma era equiparata alle delegazioni ed affidata ad un prelato con il titolo di delegato, affiancato da un consiglio amministrativo e da un segretario; ugualmente, ad ogni altra provincia del circondario di Roma era preposto un delegato, assistito da una Congregazione governativa e un segretario. I delegati avevano tutti le stesse attribuzioni, ma a quello preposto alla Comarca erano sottratte quelle stesse già escluse dall'art. 41 al cardinale legato del circondario (artt. 40-45). Presidente di Roma e Comarca - e non "presidente del circondario di Roma" - rimase fino al 1859 il card. Ludovico Altieri e sino a quest'anno non fu nominato alcun delegato apostolico per la Comarca. Dal 1860, invece, la carica risultò vacante, mentre fu ricoperta quella di delegato della Comarca da mons. Giuseppe Arborio Mella, poi da mons. Tommaso Lupi. Regolari furono le nomine dei prodelegati (laici) o delegati (ecclesiastici) nelle delegazioni di Civitavecchia, Viterbo, Orvieto e la situazione non subì variazioni, se non nella sostituzione di alcuni nomi, per tutto l'ultimo decennio pontificio. Non si ebbe dunque quella decretata riunione di delegazioni sotto l'autorità di un presidente del circondario di Roma, mai istituito.
Le altre quattro legazioni istituite dall'editto Antonelli, che sarebbero state presiedute da un cardinal legato quale rappresentante del sovrano, dovevano essere: la legazione di Romagna, che avrebbe riunito le precedenti quattro legazioni, declassate a delegazioni, di Bologna, Ferrara, Forlì, Ravenna; la legazione delle Marche, comprendente le delegazioni di Ancona, Urbino e Pesaro (già legazione, come quelle delle Romagne), Macerata con Loreto, Fermo, Ascoli, Camerino; la legazione dell'Umbria, per le delegazioni di Perugia, Spoleto e Rieti; la legazione di Marittima e Campagna, con le delegazioni di Velletri (già legazione), Frosinone e Benevento (artt. 1-5). In realtà questa suddivisione non fu attuata e nelle prime tre legazioni non fu mai nominato il cardinal legato. Fece eccezione solo la legazione di Marittima e Campagna.
Occorre comunque ricordare che nella primavera del 1849 erano stati istituiti i commissari pontifici straordinari nelle province, alcuni dei quali rimasero in carica vari anni; è appunto a queste magistrature straordinarie che si deve far riferimento nel considerare il nuovo assetto territoriale stabilito con l'editto Antonelli del 1850, aggiungendo che dal settembre 1849 i commissari straordinari avevano avuto anche le funzioni di prolegati e delegati delle città nelle quali risiedevano.
Nel 1851 risulta costituita la legazione di Marittima e Campagna, la quale fu l'unica legazione affidata ad un legato, il cardinal decano vescovo di Ostia e Velletri, già legato di Velletri. Si trattò di una innovazione più apparente che reale in quanto il cardinal decano, risiedendo a Roma, aveva sempre avuto un sostituto nel vicelegato di Velletri; dal 1850 in questa città vi fu invece un delegato, come nelle altre delegazioni. La carica di legato di Marittima e Campagna rimase sino al 1870, sempre associata alla persona del cardinal legato.
Contesti storico-istituzionali di appartenenza:Profili istituzionali collegati:Soggetti produttori collegati:Redazione e revisione:- Altieri Magliozzi Ezelinda, revisione
- Lodolini Tupputi Carla, prima redazione
- Santolamazza Rossella, redazione centrale SIAS, 2018/03/23, supervisione della scheda