fondo
Estremi cronologici: 1349 apr. 18 - 1530 ago. 2
Consistenza: 74 registri
Storia archivistica: Il fondo faceva parte dell'Archivio delle riformagioni perlomeno a partire dalla metà del Cinquecento, quando compare sotto il nome di "Libri dei Consigli segreti" nell'inventario redatto nel 1545 da Gabriello Simeoni. Con la denominazione attuale lo si ritrova già negli inventari settecenteschi di Giovan Francesco Pagnini e di Filippo Brunetti; quest'ultimo, nella proposta di riordino dell'Archivio delle riformagioni, lo assegnò alla "classe II" comprendente la legislazione universale della Repubblica fiorentina e dei sovrani della Toscana, e in particolare alla "distinzione V - Consulte e Pratiche sopra i bisogni dello Stato". All'Archivio Centrale di Stato di Firenze, assegnati alla sezione dei Consigli Maggiori del Governo della Repubblica, giunsero 73 pezzi, come dall'ordinamento di Brunetti.
[espandi/riduci]Nel 1861 furono attribuiti al fondo estremi cronologici diversi (1353-1530) da quelli di Brunetti (1279-1530); ciò è dovuto al fatto che - verosimilmente all'epoca e per opera di Francesco Bonaini - otto registri del fondo passarono ai "Libri fabarum" dove tutt'oggi si trovano, segnati 1-8. Una diversa datazione (1349-1530) è assegnata al fondo intorno alla fine del secolo, quando fu redatto un inventario delle Consulte e pratiche a cura di Eugenio Casanova (Inventario 1913, 284); esso, fra l'altro, rispecchia un assetto del complesso documentario rimaneggiato rispetto perlomeno all'inventario settecentesco, in quanto non tutti i pezzi che lo compongono provengono - come si deduce dalla registrazione delle segnature - dalla "classe II - distinzione V". D'altra parte, nemmeno questa risistemazione doveva essere definitiva: nell'inventario di fine Ottocento, infatti, non compariva ancora l'attuale pezzo 59 (1465 ott. 19 - 1468 ago. 12), mentre figurava un'appendice di quattro pezzi che oggi non fa più parte del fondo.
Descrizione: Il fondo contiene i verbali dei pareri richiesti dai Priori, in modo più o meno riservato e segreto, circa le questioni di politica interna ed estera o in merito a proposte di legge, talvolta ai soli Collegi (consigli ristretti), talvolta a consigli formati da esponenti delle principali magistrature fiorentine e da cittadini eminenti appositamente convocati (consigli allargati o di richiesti), definiti anche genericamente come "consulte" e talvolta a commissioni di studio nominate ad hoc (pratiche) che alla fine, in risposta al quesito posto dalla Signoria, presentavano una relazione sottoscritta da tutti i componenti. Per le "consulte", invece, di solito all'illustrazione della proposta che si intendeva sottoporre all'attenzione dell'assemblea, seguivano i pareri, in sintesi, dei vari relatori. Si tratta di una prassi che, pur non essendo specificatamente prevista negli statuti cittadini, ha a Firenze una lunga tradizione che proprio tra Trecento e Quattrocento trova una sua forma di istituzionalizzazione, pur rimanendo comunque una prassi discrezionale. Il periodo in cui risulta essere stato più intenso il ricorso alle "consulte e pratiche" è senz'altro il primo trentennio del Quattrocento che non a caso corrisponde anche ad una maggiore cura nella stesura dei verbali di tali consultazioni. Secondo Francesca Klein, almeno all’inizio, le "consulte e pratiche" non dovrebbero considerarsi tanto come momenti distinti, quanto come fasi successive di discussione di un medesimo problema. Tuttavia, appare abbastanza chiaramente che a partire dalla fine degli anni Venti del Quattrocento, le "pratiche" sono convocate per lo più su questioni di politica estera, mentre le "consulte" lo sono soprattutto per questioni interne. Con l'instaurarsi del predominio mediceo, si assiste ad un progressivo sclerotizzarsi delle procedure, le "consulte" si fanno sempre più rare, mentre invece si assiste inizialmente ad un potenziamento delle "pratiche" che diventano però, in mano medicea, più che uno strumento consultivo, un mezzo di condizionamento dell'esecutivo, ma in ogni caso entrambe finiscono con il cessare definitivamente nel 1480, in seguito all'istituzione del Consiglio dei Settanta.
[espandi/riduci]Nel fondo attuale ciò è testimoniato dal pezzo segnato "60", che da solo copre gli anni 1467-1480, nonché da un'ancor più eloquente lacuna della documentazione, che interessa il periodo compreso fra il 1480 e il 1495.
La tenuta della documentazione è affidata, almeno dalla metà del Trecento, al Cancelliere dettatore, fino al Quattrocento; i registri appaiono, però, tenuti in modo piuttosto informale, senza "incipit", né sottoscrizioni. A partire dal Quattrocento si assiste, probabilmente in relazione sia alla progressiva specializzazione tra le varie tipologie di consulte, sia all’aumentato spessore politico della figura del Cancelliere, ad una più formale tenuta della documentazione e anche una differenziazione nella lingua impiegata: il volgare per le "pratiche" e il latino per le "consulte". Differente fu anche la sede di svolgimento delle sedute; nella "saletta" le "pratiche", nella sala delle udienze le "consulte". Nel 1435 la verbalizzazione delle Consulte e Pratiche fu affidata al notaio delle Tratte.
Ordinamento: Il fondo presenta un ordinamento cronologico.
Numerazione: Numerazione di corda unica: 1-74
Riproduzioni: consultabili in digitale i nn. 1-40; in microfilm i nn. 56, 61-63
Strumenti di ricerca:La documentazione è stata prodotta da:La documentazione è conservata da:Fonti:- Filippo Brunetti, Inventario ragionato ed istorico dei codici dell'Archivio delle riformagioni, 4 volumi, 1790-1793, Inventario 1913, 661-664
- Gabriello Simeoni, Inventario di tutti e libri e scritture che si trovano insino a questo dì 20 giugno 1545 nella Cancelleria delle riformagioni di sua ecc. al tempo di Iacopo Polverini auditore et fiscale di quella, 1545, Inventario 1913, 638
- Giovan Francesco Pagnini, Inventario dei codici e filze che si conservano nell'Archivio delle riformagioni di S.A.R. il Gran Duca di Toscana fatto nell'anno MDCCLXXVI, 2 tomi, 1776, Inventario 1913, 645-646
Bibliografia:- Laura De Angelis, Renzo Ninci, Paolo Pirillo (a cura di), Consulte e pratiche della Repubblica fiorentina (1405-1406), Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, 1996
- Denis Fachard (a cura di), Consulte e pratiche della Repubblica fiorentina 1498-1505, Genève, Librairie Droz, 1933
- Renzo Ninci (a cura di), Le Consulte e pratiche della Repubblica fiorentina (1404), Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, 1991
- Denis Fachard (a cura di), Consulte e pratiche 1505-1512, Genève, Librairie Droz S.A., 1988
- Demetrio Marzi, La cancelleria della Repubblica fiorentina, Firenze, Casa editrice Le Lettere, Rist. anast. (I^ ed. 1910), 1987
- Elio Conti (a cura di), Le «Consulte» e «Pratiche» della Repubblica fiorentina nel Quattrocento, I, 1401. Cancellierato di Coluccio Salutati (Università di Firenze - 1981), Pisa, Giardini Editori e Stampatori, 1981
- Clementina Rotondi, L'Archivio delle riformagioni fiorentine, Roma, Il centro di ricerca, 1972
- Guido Pampaloni, Nuovi tentativi di riforme alla Costituzione Fiorentina visti attraverso le Consulte in Archivio storico italiano, a. CXX, 1962
- Guido Pampaloni, Fermenti di riforme democratiche nella Firenze medicea del Quattrocento in Archivio storico italiano, a. CXIX, 1961
- Guido Pampaloni, Fermenti di riforme democratiche nelle consulte della Repubblica fiorentina (novembre-dicembre 1465) in Archivio storico italiano, a. CXIX, 1961
- Guido Pampaloni, Gli organi della Repubblica fiorentina per le relazioni con l'estero in Rivista di studi politici internazionali, XX/2, 1953
- Il Regio Archivio Centrale di Stato in Firenze, con l'aggiunta degli archivi riuniti dal 1855 al 1861, [Firenze], Tipografia Galileiana di M. Cellini e C., 4^, 1861
Redazione e revisione:- Sabbatini Maura, 10-APR-95, prima redazione
- Sartini Simone, 2020/04/30, revisione
- Valgimogli Lorenzo, 05-GEN-01; 31-OTT-02, rielaborazione