SIAS

Archivio di Stato di Latina

Regno di Napoli, 1806 - 1815

1806 - 1815

Negli anni della Rivoluzione, dopo la vittoria delle truppe francesi su quelle borboniche, nel Regno di Napoli si costituì la Repubblica napoletana che, a causa dell'ostilità del popolo, sobillato dalla monarchia e dal clero, e dell'azione delle bande armate al servizio dei Borbone, durò solo pochi mesi. Il Regno fu riconquistato successivamente da Napoleone che, con decreto imperiale 30 mar. 1806, lo affidò al fratello Giuseppe Bonaparte (1806-1808) e poi a Gioacchino Murat (1808-1815), mentre la Sicilia restava ai Borbone.
Nella nuova organizzazione del Regno di Napoli, furono istituiti i ministeri della giustizia, del culto, degli affari esteri, delle finanze, della guerra, dell'interno, cui spettò la direzione e la vigilanza dell'amministrazione provinciale e comunale, le competenze in materia di agricoltura, industria e commercio, lavori pubblici, istruzione, opere pie e istituti di pubblica utilità, belle arti, igiene e prigioni, della polizia generale, con compiti di informazione, prevenzione e repressione. Con decreto 15 mag. 1806 venne istituito il Consiglio di Stato, presieduto dal re o suo delegato e composto di non più di ventiquattro membri, con il compito di esaminare tutte le questioni poste da ogni ministro ed esprimere parere obbligatorio sulle questioni tributarie, modificato con decreti successivi del 1806-1807. A Napoli entrarono in funzione quattro Tribunali temporanei, con il compito di sbrigare in due mesi tutti i processi pendenti, avviati all'inizio del 1805 dalle giunte o commissioni istituite dal precedente regime. Si realizzò in tal modo un sistema fortemente accentrato, semplificato e uniformato, la cui caratteristica determinante fu la separazione dell'amministrazione civile dal potere giudiziario. Con decreto 2 ago. 1806 venne soppresso il sistema feudale; le università continuarono ad esercitare in nome del governo giurisdizioni e diritti di cui già erano in possesso e aggiunsero le giurisdizioni sottratte ai feudatari, lasciando a questi i titoli di nobiltà e beni e diritti che non avessero carattere demaniale. Con ulteriori provvedimenti del settembre 1806 e del giugno 1807 venne inoltre stabilito che tutti i terreni demaniali (feudali, comunali, ecclesiastici e di luoghi pii) su cui erano esercitati usi civici fossero assegnati ai fruitori di quegli usi in proporzione della quota di gradimento, con alcune eccezioni e secondo determinati criteri; le relative operazioni, affidate alle Intendenze, vennero esaminate da una Commissione speciale, nominata il 30 giugno 1807. Con l. 15 mar. 1807 vennero aboliti anche i fedecommessi e con l. 24 gen. 1807 furono sottoposte a censuazione le terre in proprietà dei luoghi pii, procedendo anche alla soppressione della Compagnia di Gesù e di altri ordini religiosi, con avocazione dei rispettivi beni allo Stato; solo alle tre maggiori abbazie benedettine di Cava dei tirreni, Montevergine e Montecassino fu lasciato il privilegio di conservare in loco i loro archivi e biblioteche. Fu costituito un fondo di "beni nazionali" derivante dai beni ecclesiastici incamerati e dall'avocazione allo Stato degli arredamenti e di altri cespiti e costituito il Demanio dello Stato, la cui amministrazione fu organizzata con l'istituzione di una Commissione per la liquidazione del debito pubblico e di una Cassa di ammortizzazione del debito pubblico, nonché di una Cassa delle rendite e di un pubblico registro, detto Gran libro del debito pubblico. Seguirono anche la riorganizzazione degli istituti finanziari, con l’abilitazione del solo Banco di San Giacomo come banco di corte, e la riforma tributaria; vennero istituite le amministrazioni delle imposte dirette, delle imposte indirette, del demanio e del debito pubblico.
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Redazione e revisione:
  • Prima redazione nel Sistema Guida generale degli Archivi di Stato italiani
  • Santolamazza Rossella, redazione centrale SIAS, 2020/12/09